Il rifiuto

Allora i capi dei sacerdoti e i farisei riunirono il sinèdrio e dissero: «Che cosa facciamo? Quest’uomo compie molti segni. Se lo lasciamo continuare così, tutti crederanno in lui, verranno i Romani e distruggeranno il nostro tempio e la nostra nazione». Ma uno di loro, Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno, disse loro: «Voi non capite nulla! Non vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!». Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo.

Dio ci ha fatto un grande dono, il libero arbitrio. È la possibilità, la capacità di poter scegliere. A quel bivio della vita, decidere se andare a destra o a sinistra, se proseguire per la strada più sicura o tentare quella più impervia e avventurosa, ma che forse ci regalerà più soddisfazioni. Ugualmente, di fronte a Gesù, troviamo in noi i due atteggiamenti che vediamo espressi nei Giudei: credere in lui, il salvatore che ci riunisce come fratelli, oppure non credere, fino a rifiutare il suo amore. Il libero arbitrio si esprime anche qui.
Lui ci lascia liberi, l’amore non si impone. E si ritira…

Gesù, amore del Padre,
a volte la nostra incredulità
si esprime nel rifiutarti,
e così la gioia
si spegne nella nostra vita.
Fa’ che l’accoglienza di te
sia la nostra scelta migliore.

Pietre

I Giudei raccolsero delle pietre per lapidare Gesù. Gesù disse loro: «Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre: per quale di esse volete lapidarmi?». Gli risposero i Giudei: «Non ti lapidiamo per un’opera buona, ma per una bestemmia: perché tu, che sei uomo, ti fai Dio». Disse loro Gesù: «Non è forse scritto nella vostra Legge: “Io ho detto: voi siete dèi”?

Gesù è l’inviato del Padre. In molti episodi del Vangelo Gesù stesso fa riferimento al Padre nella preghiera di lode, di ringraziamento, di abbandono, di supplica, sia nei momenti di esultanza che nei momenti di angoscia. Il Padre stesso lo ha rivelato come Figlio prediletto. Eppure, nonostante tutte queste opere buone, lo vogliono lapidare. È ciò che l’Antico Testamento già aveva previsto e come Gesù stesso dirà: si devono compiere le Scritture. È la profezia del “servo sofferente” che si compie. Pare inspiegabile, ma è così. Facendosi uomo come noi, Gesù vivrà ogni esperienza umana, anche la più difficile. E per essere vicino all’umanità passerà anche attraverso il dolore, la sofferenza.

Gesù, fra pochi giorni tutto questo
lo rivivremo nel profondo del cuore,
conosceremo la durezza di chi ti sta attorno
e non ti vuole riconoscere come Figlio di Dio.
Ma io che cosa avrei fatto?
Sarei stato capace di mettermi dalla tua parte?
Rendi il mio cuore docile
perché mai ti possa abbandonare.

Più grande di tutti

Gesù disse ai Giudei: «In verità, in verità io vi dico: “Se uno osserva la mia parola, non vedrà la morte in eterno”». Raccolsero delle pietre per gettarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio.

A volte quando ci capita di discutere sosteniamo le nostre ragioni usando queste espressioni: “Ma chi ti credi di essere?”, “ti credi così importante?”. Gesù nella sua vita ha dovuto affrontare molte discussioni con i suoi avversari, con i nemici che volevano catturarlo e ucciderlo. Nessuno però riesce a fermarlo perché in verità lui è davvero il più grande di tutti, il più importante, quello che c’era già prima di Abramo e di chiunque altro! E la verità si può combattere, ma non si può mai distruggere! Nemmeno quando qualcuno si mette a gettare le pietre…

La tua Parola, Gesù, è Vita,
e osservarla significa vivere per sempre,
e non vedere mai la morte.
Spesso siamo attratti da parole
che non conducono alla Verità
e non ci fanno vivere.
Aumenta, Signore, la nostra fede,
affinché il tuo Spirito
ci guidi verso di te
e la Verità ci renda davvero liberi.

Destinazione: paradiso

Gesù disse a quei Giudei che gli avevano creduto: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». Gli risposero: «Noi siamo discendenti di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi dire: “Diventerete liberi”?». Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato».

Qui il Vangelo è limpidissimo: Gesù viene con il suo amore per ricondurci al Padre. Abbiamo una casa a cui tornare, un Padre che ci attende a braccia aperte! Ma la via del ritorno – l’amore di Gesù che ci fa pregustare la gioia piena ed eterna della vita di figli di Dio – può essere ostacolata da false promesse di felicità che ci attraggono e ci legano in questo mondo. Possiamo però oltrepassarle: lo facciamo con l’aiuto del Signore, e anche attingendo alla nostra forza di volontà.

Signore Gesù,
chi ha visto te ha visto il Padre.
Mostraci l’Amore che vi unisce,
nel quale vogliamo rimanere,
e che ci libererà da ogni male
che ci seduce e incatena
a questo mondo.

Un sogno…

Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore.

Dio chiede a Giuseppe di lasciare le sue sicurezze, i suoi “schemi religiosi” per immettersi nel progetto di salvezza che gli viene promesso, ponendosi con delicatezza verso colei che ama. E una promessa non ancora constata bile, ma lui si affida all’annuncio di quel mistero. Anche noi, come lui, a volte ci sentiamo interpellati dal messaggio di Dio Padre che ci invita a uscire dai nostri progetti, per entrare nel suo. Affidiamoci a quelle parole, affidiamoci a quel sogno!

Tu che sei un Dio
che chiami all’esistenza
le cose che ancora non esistono,
aiutaci ad abbandonarci
con fiducia ai tuoi inviti,
che ci conducono
a una promessa di salvezza
per ciascuno di noi.

Puntare il dito

Gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani.

E’ sempre una mancanza d’amore puntare il dito contro chi ha sbagliato. Il giudizio non è mai positivo, anche davanti alle realtà apparentemente più vere e lampanti. L’immedesimarsi in chi ha sbagliato, cercare di capire il perché di tali azioni, può essere un buon inizio per “sospendere il giudizio”. A volte le persone che sbagliano sono costrette da difficili fasi della vita, dal trovarsi da sole a decidere. Gesù, pur conoscendo le accuse fatte alla donna, non giudica, non la condanna, le indica solo un nuovo stile di vita.

Concedimi, Signore, un cuore umile,
capace di comprendere il mio fratello
nella sua situazione di fragilità.
Fa’ che lo guardi con amore e non con arroganza,
che sappia sempre dargli spazi per ricominciare,
occasioni per dirgli che non è solo,
che può contare su di me
e che la stima non è venuta meno.

Il chicco di frumento

Gesù disse ai suoi discepoli: «In verità, in verità io vi dico: se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto».

No, non se l’aspettavano un rabbì così, i greci. Forse si aspettavano un grande profeta o, meglio, un filosofo saggio disposto a condividere con loro la sua dottrina. Invece trovano un uomo turbato e dubbioso, che vede in quell’interessamento da parte dei pagani una specie di segnale, un’intuizione della propria fine. Tutto si sta compiendo, dunque, forse davvero sta per suonare l’ultima campana. Non è bastato quanto detto, né i segni, né il volto svelato del Padre. Tutto inutile: l’uomo non sembra in grado di cambiare, preferisce tenersi un Dio severo e scostante, un Dio da servire con sfarzose cerimonie e da corrompere con sacrifici. Che fare, ora? Arrendersi? Lasciar perdere, sparire? Abbandonare l’uomo al suo destino? Una scelta, l’ultima, assurda, paradossale, esiste: la sconfitta. Forse lasciarsi andare, forse consegnarsi, forse sparire, forse servirà a far capire che parlava sul serio. Forse. Come esserne certi? È in gioco la libertà degli uomini, non quella di Dio. Forse morire, come il chicco di frumento. Gesù accetta, rischia, si dona. Andrà fino in fondo, anche a costo di essere uno dei dimenticati della Storia.

Ascolta, o Padre, il grido del tuo Figlio
che si è fatto obbediente fino alla morte di croce;
fa’ che nelle prove della vita
partecipiamo intimamente alla sua passione redentrice,
per avere la fecondità del seme che muore.

Il vero amore

Allora Nicodèmo, uno di loro, che era venuto precedentemente da Gesù: «La nostra Legge giudica forse un uomo prima di averlo ascoltato e di sapere ciò che fa?». Gli risposero: «Sei forse anche tu della Galilea? Studia e vedrai che non sorge profeta dalla Galilea».

La Scrittura che annunciava la venuta del Messia diventa per i capi religiosi strumento di condanna di Gesù. Ma lo condannano prima di sapere se la sua parola contraddice la Scrittura e di verificare se la sua opera la contrasta. Forse hanno paura che si tratti davvero del Messia? Che sveli invece la loro ingiustizia e minacci il loro potere?
Anche a noi Gesù rivela i nostri lati oscuri, ma lo conosciamo: lo fa con Amore e per il nostro più grande bene.

Signore Gesù,
tu che sei venuto
non a condannare ma a salvare,
illumina le nostre verità tristi e dolorose,
gli egoismi nascosti
che, giorno per giorno,
senza che lo vogliamo,
possono prenderci la vita.
Li riconosceremo dentro la verità
più grande del tuo amore,
che ci rende sempre più simili a te.

L’ora della vita

Alcuni di Gerusalemme dicevano: «Non è costui quello che cercano di uccidere? Ecco, egli parla liberamente, e non gli dicono niente. Che forse i capi abbiano riconosciuto davvero che egli è il Cristo?

Come alcuni abitanti di Gerusalemme, anche noi ci poniamo delle domande su Gesù. Chi è per me Gesù? E soprattutto, cosa ci vuole dire Gesù, un uomo nato duemila anni fa, in un contesto così diverso dal nostro da risultare a tratti incomprensibile? Eppure, l’umanità è sempre la stessa: oggi come allora ci sono i ricchi e i potenti, i deboli e gli sfruttati, chi lotta per la verità e la giustizia e chi solo per se stesso e il proprio potere.
Il messaggio di Gesù vale ancora oggi, perché è un messaggio di rottura, di rivoluzione. Egli ci dice che i soldi non valgono, a valere sono le persone, anche quelle ai margini. Ci dice che ciò che conta è come siamo dentro, non i vestiti che indossiamo, le griffe che vogliamo comprare. Che l’importante è come ci comportiamo con gli altri. E, in definitiva, che ciò che conta davvero è l’amore.

Nelle nostre giornate
nel tempo della vita,
ci inviti a conoscerti, Signore,
a cercarti attraverso la tua Parola
negli eventi della nostra storia.
Fa’ che ti sappiamo accogliere
per vivere con te il nostro cammino.

La gloria

«Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me. Ma voi non volete venire a me per avere vita. Io non ricevo gloria dagli uomini. Ma vi conosco: non avete in voi l’amore di Dio».

È facile rallegrarsi per ciò che ci appare bello e facile: un’idea che è nata nel mio gruppo, che ho proposto io, che portiamo avanti animandoci a vicenda. Ma la proposta di Gesù è più esigente, e non riceve gloria da nessuno. Gesù è l’inviato del Padre, non si compiace di sé, è il Padre che testimonia che lui è il Figlio prediletto. Chi segue Gesù si riconosce non dalla superficie e dall’apparenza, ma dalla concretezza. Dall’amore che traspare dalle opere, dalle azioni che fa, dai fatti concreti che compie, anche se a tratti sono difficili e faticosi. Solo Gesù può dire di conoscerci, e solo lui può dire se le nostre opere vengono veramente dal Padre.

Insegnami, Signore,
a non vantarmi delle cose che faccio.
L’esempio che tu mi dai
è il servizio agli altri e non la gloria,
il cercare la volontà del Padre.
Anche se agli occhi degli altri
ciò che faccio ha un valore,
forse anche lodevole,
serbami nell’umiltà
e fa’ che non si inorgoglisca il mio cuore.