Oltre le divisioni

Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che Gesù aveva compiuto, [ossia la risurrezione di Làzzaro,] credettero in lui. Ma alcuni di loro andarono dai farisei e riferirono loro quello che Gesù aveva fatto.

Ormai i capi dei Giudei stanno aspettando l’occasione propizia per uccidere Gesù. L’occasione è data dalla resurrezione di Lazzaro. Anche se molti spettatori del miracolo credono in Gesù, i capi del popolo decretano la sua morte, ostinandosi nella loro cecità volontaria. “Se lo lasciamo continuare così, tutti crederanno in Lui; verranno i Romani e distruggeranno il nostro tempio e la nostra nazione”. La soluzione del sommo sacerdote Caifa è cinica. Egli dichiara che è conveniente sacrificare un uomo per evitare la rovina della nazione. Questo popolo che è stato acquistato dal Signore, è la Chiesa, la sposa santa e immacolata di Cristo. La morte di Cristo ha una finalità salvifica perché raduna in unità i dispersi figli di Dio. Il peccato è divisione, la salvezza è vita di unità con Dio e con i fratelli. La morte di Gesù realizza l’oracolo di Ezechiele che prediceva la riunione delle pecore del Signore per formare un solo gregge condotto da un solo pastore.

Mettici in grado, o Signore, di vivere e di crescere
in attiva cooperazione con te e gli uni con gli altri
nel comune intento di costruire una cultura senza violenza,
per un futuro migliore per tutti i tuoi figli. Amen.

Voi siete dei..

I Giudei raccolsero delle pietre per lapidare Gesù. Gesù disse loro: «Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre: per quale di esse volete lapidarmi?». Gli risposero i Giudei: «Non ti lapidiamo per un’opera buona, ma per una bestemmia: perché tu, che sei uomo, ti fai Dio». Disse loro Gesù: «Non è forse scritto nella vostra Legge: “Io ho detto: voi siete dèi”? Ora, se essa ha chiamato dèi coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio – e la Scrittura non può essere annullata –, a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo voi dite: “Tu bestemmi”, perché ho detto: “Sono Figlio di Dio”?

“Voi siete dèi”. Su queste parole i Padri della Chiesa hanno fondato tutta la spiritualità cristiana. Questo processo di divinizzazione è bene espresso da Sant’Atanasio, il quale diceva: “Dio si è fatto portatore della carne perché l’uomo possa diventare portatore dello Spirito”. Gesù, rifiutato a Gerusalemme, si ritira al di là del Giordano dove viene accolto da altri. Come ogni giusto perseguitato, anche Gesù è vittima dell’intolleranza e della lucida violenza dei suoi nemici. Tutto ciò ci sembra assurdo, umanamente non riusciamo ad accettarlo. Per questo preghiamo lo Spirito, perché rafforzi la nostra fede nel Signore risorto: il male non è l’ultima parola della storia. Dio libera e salva dalla morte chi crede in lui.

Guida, o Cristo, nella verità tutti i fedeli:
che la fede cristiana animi tutta la loro vita
e li faccia diventare, di fronte al mondo,
coraggiosi testimoni della sua missione di salvezza. Amen.

Respiro pieno

Gesù disse ai Giudei: «In verità, in verità io vi dico: “Se uno osserva la mia parola, non vedrà la morte in eterno”». Raccolsero delle pietre per gettarle contro di lui; ma Gesù si nascose e uscì dal tempio.

Gesù annuncia che chi ascolta la sua parola avrà la vita eterna: egli, con la sua parola divina, è fonte di vita e di immortalità. La sua identità si può comprendere solo se si conosce la storia della salvezza: “Abramo, vostro padre esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e fu pieno di gioia”. Essi non capiscono che Gesù è il figlio dello stesso Dio di Abramo; le domande che gli pongono mirano a trovare motivi di condanna anziché cercare di conoscere il suo messaggio, perché la loro fede è ristretta dentro i limiti della legge. Invece, il vero compimento della promessa fatta ad Abramo e ciò che lo fece gioire pienamente, è il giorno del messia che egli vide con gli occhi della fede. E noi, in quale Dio crediamo? È anche la nostra una fede fatta di esteriorità, di doveri, di ritualità? Siamo pure noi preoccupati di trovare un posto a Gesù magari in qualche angolo della nostra vita? Questi ultimi giorni di Quaresima ci diano uno slancio di conversione, perché tutta la nostra vita sia orientata a colui che può dare respiro più ampio alla nostra fede, a ogni giornata, alle nostre attività e relazioni.

Signore, donami la tua forza
e cambia il mio nome a tua immagine:
tutto il mio essere sia rinnovato
alla luce del tuo disegno di amore. Amen.

Liberi…

Gesù disse a quei Giudei che gli avevano creduto: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; conoscerete la verità e la verità vi farà liberi».

L’offerta di Gesù ad ogni uomo, di una relazione personale, profonda, autentica, rimane oltre la sfida dell’incredulità. I Giudei ritengono invece di essere nella verità perché figli di Abramo; Gesù denuncia invece i loro propositi omicidi alimentatati dall’incapacità di relazionarsi allo stesso Padre. C’è differenza tra il Padre a cui Gesù fa riferimento e i padri: il primo è garante di libertà e di verità, i secondi generatori di schiavi e figli di prostituzione. La pagina evangelica ci insegna, dunque, che la fede autentica non è un’adesione momentanea, ma è una scelta che richiede perseveranza e fedeltà a Gesù, parola vivente del Padre. Solo allora si conosce la verità che libera da ogni schiavitù: “Se il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero”. Un’affermazione forte, una provocazione per tutti noi, una riflessione per l’uomo che vuole a tutti i costi essere libero. Gesù, con coraggio, rivela che solo la sua parola porta alla libertà: solo se seguiamo lui riusciremo ad essere liberi davvero. Liberi dalle passioni, liberi dai giudizi degli altri, dalla paura, dal peccato. Liberi per amare, liberi per donare e capire qual è il vero senso della vita.

Cercarti, o Cristo, è scoprire la tua stessa presenza
nelle nostre intime solitudini.
Beato chi si abbandona in te, o Cristo.
Beato chi si avvicina a te con la fiducia del cuore. Amen.

Gustare l’amore

Gesù disse ai farisei: «Quando avrete innalzato il Figlio dell’uomo, allora conoscerete che Io Sono e che non faccio nulla da me stesso, ma parlo come il Padre mi ha insegnato. Colui che mi ha mandato è con me: non mi ha lasciato solo, perché faccio sempre le cose che gli sono gradite».

Giovanni in questo testo parla dell’innalzamento del Figlio dell’uomo. Mosè aveva innalzato il serpente di bronzo in obbedienza al comando del Signore: “Chiunque lo guarderà resterà in vita”. Ora diventa indispensabile guardare a Colui che è stato innalzato e trafitto: non per giustificare la sofferenza e la morte violenta, ma per gustare l’amore che si dona, perché non possiamo avere la vita. È questo anche il senso della sofferenza di tante persone innalzate sulla croce dagli eventi della vita. È proprio guardando a questi crocifissi del quotidiano che possiamo intuire quanto ha sperimentato Gesù Cristo, ma anche assaporare quanto amore vero e profondo ci sia ancora tra di noi. Le parole di Gesù ci fanno contemplare il mistero della croce, il mistero del Figlio di Dio che viene innalzato per la salvezza di tutti: la grandezza dell’amore del Padre, l’immensità del suo dono.

Dio di tutta l’umanità, quando ci sentiamo sconcertati
dall’incomprensibile sofferenza degli innocenti,
aiutaci a vincere l’inquietudine e a rendere percepibile,
attraverso la nostra vita,
un riflesso della compassione del Cristo.
Amen.

La luce

Gesù parlò ai farisei e disse: «Io sono la luce del mondo; chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita».

Gesù afferma di se stesso: “io sono la luce del mondo; chi segue me non cammina nelle tenebre, ma avrà la luce della vita”. Con queste parole Gesù rivela a tutti chi egli è e quello che vuole essere per gli uomini. La luce illumina: chi segue Gesù, dunque, non cammina nelle tenebre. Questa affermazione di Gesù suscita una reazione dura da parte dei Giudei perché la parola “luce” nella letteratura religiosa ebraica è intimamente connessa con il primordiale anelito dell’uomo verso l’Assoluto. In Gesù questa luce è venuta nel mondo per dissipare le tenebre, perché quelli che arrivano a credere in Lui non rimangano nelle tenebre. Risplendendo in Lui quale rivelatore incarnato, la luce di Dio illumina l’esistenza umana e dà all’uomo la conoscenza dello scopo e del significato della vita. Queste affermazioni di Gesù si rivelano scandalose per i Giudei, i quali vogliono giudicarlo per la sua pretesa di essere la luce del mondo. Egli dichiara che la sua azione illuminatrice deriva da ciò chi egli è in se stesso: parola di Dio, vita e luce degli uomini, luce che illumina ogni uomo.

Dio, che ci hai strappati dal dominio delle tenebre
e ci hai trasferiti nel regno del tuo Figlio,
perché condividiamo la sorte dei santi nella luce,
donaci di vivere la grazia decisiva del nostro battesimo,
quando Cristo brillò su di noi.
Amen.

Non ti condanno

Gli scribi e i farisei condussero a Gesù una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio…».

Quando tutti se ne sono andati, cominciando dai più anziani, restarono lì – secondo Sant’Agostino -, in due: quella misera donna e la misericordia fatta persona. Gesù rivolge alla donna una domanda, ma non per interrogarla (la donna è colpevole del suo peccato), bensì per perdonarla: “donna nessuno ti ha condannato? Neanch’io ti condanno”. Si noti, prima il perdono: “Neanch’io ti condanno” e solo dopo, ma solo dopo, l’invito alla conversione: “D’ora in poi non peccare più”. A questo punto siamo in grado di capire che al centro dell’episodio, non sta il peccato ma il comportamento di Dio verso il peccatore. Ma quanta differenza da quanto accade oggi! Oggi è di gran moda giustificare tutto e tutti: Che c’è di male… lo fanno tutti. Così si diventa complici, perché traditori della verità. Scribi e farisei non mancano neanche nella nostra società occidentale. Si appellano a valori, gli stessi che vengono distrutti dai loro comportamenti! Gesù alla donna: Vai, muoviti da qui, vai verso il nuovo e porta lo stesso amore, lo stesso perdono a chiunque incontri. Il perdono è solo dono che non ci farà più vittime e non farà più vittime, né fuori né dentro di noi.

Signore, dammi la forza perché anch’io abbia il coraggio
di gridare contro la falsità, contro la guerra,
la stoltezza di chi lascia che il male vinca sull’innocenza
e sull’ignoranza di un giudizio affrettato. Amen.

Che faccio?

All’udire le parole di Gesù, alcuni fra la gente dicevano: «Costui è davvero il profeta!». Altri dicevano: «Costui è il Cristo!». Altri invece dicevano: «Il Cristo viene forse dalla Galilea? Non dice la Scrittura: “Dalla stirpe di Davide e da Betlemme, il villaggio di Davide, verrà il Cristo”?». E tra la gente nacque un dissenso riguardo a lui.

Il testo dell’evangelo odierno termina così: “E tornarono ciascuno a casa sua”. Coloro che avevano partecipato alla discussione sull’origine e sull’identità di Gesù, se ne tornarono a casa con le idee di prima e alcuni, come i sommi sacerdoti, se ne andarono pure arrabbiati e seccati perché, secondo loro, tanta gente non conosceva bene le Sacre Scritture e si lasciavano facilmente ingannare! Il pregiudizio di fondo di molti, è di non accettare la gratuità e l’irrompere di Dio nella storia umana al di là di ogni aspettativa. Anche a noi può succedere di chiuderci al nuovo che viene da Dio, perché ci siamo irrigiditi nei nostri schemi, ci siamo chiusi nelle nostre misere conoscenze.
L’episodio ci insegna come dobbiamo porci davanti a Gesù: non con l’atteggiamento di chi presume di sapere già tutto su di Lui perché ha studiato, ma con l’atteggiamento dei piccoli e cioè con umiltà e semplicità di cuore.

Perdonami, Signore, per tutte le volte
che non ho difeso il grido dei miei fratelli,
preferendo la via più facile che si astiene da qualsiasi pensiero
e applica, senza riserve, la sorda legge.
Amen.

Il ponte

Gesù se ne andava per la Galilea; infatti non voleva più percorrere la Giudea, perché i Giudei cercavano di ucciderlo. Si avvicinava intanto la festa dei Giudei, quella delle Capanne. Quando i suoi fratelli salirono per la festa, vi salì anche lui: non apertamente, ma quasi di nascosto.

Gesù sale a Gerusalemme e il suo destino è già segnato! Ma non ha paura di rivelare la sua identità e dichiara di venire da Dio, di essere stato inviato da Lui: “Io non sono venuto da me stesso. Lui mi ha mandato”. Addirittura Gesù accusa le autorità religiose ebraiche di non conoscere Dio; proprio loro, che si vantano dell’elezione, della legge, del Tempio. C’è nelle sue parole un ammonimento anche per noi!
Davanti a questa rivelazione di Gesù, gli uomini devono compiere una scelta: riconoscere in lui l’inviato del Padre e accettare i rischi che questa scelta comporta. I pensieri di Dio non sono i nostri pensieri, le sue vie non sono le nostre vie, ma la distanza incolmabile tra noi e Lui è stata colmata da Gesù: egli ponte tra cielo e terra, ha reso testimonianza visibile del Padre, tutto è stato rivelato in Cristo. Chi non conosce il vero volto di Dio non può riconoscere Cristo come suo inviato. Vale anche il contrario: “Chi ha visto me, ha visto il Padre”, dice Gesù a Filippo.

Signore, molte volte mi trovo a non riconoscere
l’origine della voce che mi parla.
Aiutami a vivere ogni incontro come un’opportunità
per provare la mia fede e per rafforzare la speranza. Amen.

Le apparenze

«Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me. Ma voi non volete venire a me per avere vita. Io non ricevo gloria dagli uomini. Ma vi conosco: non avete in voi l’amore di Dio».

Gesù, attraverso lo scontro con i giudei, sembra affermare due verità scomode anche per noi. La prima è che come cristiani siamo chiamati a conoscere l’esperienza di Israele, a rileggere tutto il cammino del popolo eletto come preparazione alla venuta del messia e “scuola” per noi. La seconda è una verità scomoda! È che Gesù non può venire riconosciuto da coloro che prendono gloria gli uni dagli altri. Se sono assorbito dalla mia esteriorità e da quello che la gente pensa di me, difficilmente riuscirò ad essere libero per scoprire la presenza di Dio in modo adeguato. Se sono molto più gratificato dalla domanda che ho posto che dalla risposta che mi porta verso la verità tutta intera, è molto difficile che riesca a fare spazio a Dio. Allora, cerchiamo l’unico che dona la vita e la gloria, lasciando perdere la fragile gloria degli uomini. Così impareremo ad essere più umili, autentici e liberi per potere accogliere la Parola di vita.

La tua Parola, Signore,
vuole modificare, fecondare, rinnovare
la stretta di mano che daremo,
lo sforzo che poniamo nei compiti che ci aspettano,
il nostro sguardo su coloro che incontriamo.
Amen.