Maria discepola del Signore

Dal Vangelo secondo MatteoIn quel tempo, mentre Gesù parlava ancora alla folla, sua madre e i suoi fratelli, stando fuori in disparte, cercavano di parlargli. Qualcuno gli disse: «Ecco di fuori tua madre e i tuoi fratelli che vogliono parlarti». Ed egli, rispondendo a chi lo informava, disse: «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». Poi stendendo la mano verso i suoi discepoli disse: «Ecco mia madre ed ecco i miei fratelli; perché chiunque fa la volontà del Padre mio che è nei cieli, questi è per me fratello, sorella e madre». (Mt 12,46-50)

La beata Vergine che per singolare dono di Dio meritò di essere la madre di Cristo, molto giustamente fu anche la sua «prima e più perfetta (…) discepola» (MC 35). Questo titolo mariano mette in luce l’importanza della «parola di Dio» o della «parola di salvezza» nella vita dei discepoli; per essi implora la divina sapienza; loda la legge immacolata del Signore e i suoi giusti giudizi; pone davanti agli occhi dei fedeli il cuore della Vergine che custodisce le parole del Signore perché se ne segua l’esempio. Tra i testi eucologici è particolarmente significativo il brano del Vangelo in cui risuona la voce di Cristo il quale, alla donna che tra la folla eleva la sua lode – «Beato il ventre che ti ha portato e il seno che da cui hai preso il latte!» – risponde: «Beati piuttosto coloro che ascoltano la parola di Dio e la osservano!» (Lc 11,27-28). Commentando questo brano del Vangelo sant’Agostino dice: «Maria santissima certamente ha fatto la volontà del Padre, e per lei è cosa più grande e più gioiosa essere stata discepola di Cristo che essere stata sua madre».

Il villaggio della felicità.
Tre individui partono per raggiungere il villaggio della felicità.
A metà cammino trovano la strada sbarrata da un altissimo muro di granito: impossibile aggirarlo, da entrambe le parti c’è il precipizio.
Il primo individuo si abbatte scoraggiato, piange lacrime disperate e si arrende, in un mare di lamenti, all’ingiustizia del suo destino.
Il secondo individuo accetta la situazione affrontandola. Si rende conto di non poter scavalcare il muro, inutile lamentarsi. Pianta invece delle bougainville e osserva la loro crescita. Gioisce nel vederle spuntare, germogliare; il muro diventa il loro sostegno e lentamente esse lo ricoprono. Materialmente il muro esiste ancora, ma non ha più presa negativa sulla psiche del secondo individuo, il quale, malgrado l’ostacolo, raggiunge la felicità nel più profondo di se stesso.
Il terzo, tipo sportivo ed intraprendente, tesse una corda di liana, si costruisce un gancio e con un lancio da pescatore l’aggancia alla cima del muro, si tira su e ridiscende dall’altra parte.
In ciascuno dei tre viandanti il muro ha provocato una reazione diversa, il muro non era né buono né cattivo, era semplicemente un muro – una sfida – e ciascuno dei tre ha reagito secondo la propria indole, positivamente o negativamente. Oggetti, circostanze e fatti hanno l’importanza che noi gli diamo. L’ostacolo è una creazione mentale e, cosi come l’abbiamo creato, lo possiamo distruggere.
Ci sono due metodi: quello di volerlo distruggere fisicamente, annientarlo, e quello di volerlo vincere mentalmente, interiormente.
Nel primo caso, appena vittoriosi, ci troviamo già dinnanzi al prossimo ostacolo. Nel secondo caso, avendo vinto la nostra battaglia interiore, non ci saranno altri ostacoli, solo sfide, dure e difficili forse, ma meravigliose e inebrianti, come lo è l’ardua scalata di una parete rocciosa.

Signore nostro Dio,
che hai fatto della Vergine Maria
il modello di chi accoglie la tua Parola
e la mette in pratica,
apri il nostro cuore alla beatitudine dell’ascolto,
e con la forza del tuo Spirito
fa’ che noi pure diventiamo luogo santo
in cui la tua Parola di salvezza oggi si compie.
Per Cristo nostro Signore.
Amen.

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