Il centuplo d’interesse

Gesù disse ai farisei: «C’era un uomo ricco, che indossava vestiti di porpora e di lino finissimo, e ogni giorno si dava a lauti banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, stava alla sua porta, coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con quello che cadeva dalla tavola del ricco; ma erano i cani che venivano a leccare le sue piaghe. Un giorno il povero morì e fu portato dagli angeli accanto ad Abramo. Morì anche il ricco e fu sepolto».

La parabola ci parla di un uomo ricco di beni terreni, che prima o poi perderà, ma povero del bene eterno: l’amore divino, di cui tutti abbiamo e avremo sempre sete! Opposta invece la scelta di Lazzaro: materialmente povero, ha però un cuore buono. A dircelo è non soltanto il suo ritorno felice a Dio, ma lo stesso ricco che invoca un sollievo da parte sua.
Il ravvedimento del ricco è però tardivo, arriva fuori tempo massimo, e a nulla valgono le sue richieste di avvertire i fratelli ancora in vita. Evitiamo di commettere lo stesso errore: l’amore di Dio è la nostra eredità eterna, ma anche il nostro tesoro già su questa terra. Godiamone!

Signore Gesù,
l’amore inesauribile che sempre ci doni,
anche quando non è corrisposto,
e anzi dimenticato da chi corre dietro ad altre ricchezze,
attiri il nostro cuore
e coinvolga tutta la nostra vita

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